L'Editoriale: I giovani e la corruzione
Avere conoscenze è tanto importante se non meglio che
studiare, o almeno questa è un’idea che ha molto credito tra la popolazione: in
questo modo la fatica dello studio viene resa vana, uno strumento potente
quanto l’istruzione viene scavalcato dal semplicismo della conoscenza, andando
a rendere l’individuo una persona vuota ed opportunista.
Questo porta la
corruzione sui giovani, ma in cosa consistono i suoi effetti? Il fatto di
“competere” con chi ha un posto sicuro è a dir poco sconfortante, e questo
significa che la preparazione di un giovane – buona o cattiva che sia - non ha
nemmeno l’onore di essere valutata, gli sforzi sono resi vani, e non avendo un
giudizio “sano” non si sa nemmeno se e cosa bisogna migliorare della
preparazione stessa. Tra i fenomeni più noti abbiamo quello della fuga di
cervelli, che permette di godere i nostri giovani ad altre Nazioni, facendo
rimanere in Italia chi non ha un’istruzione sufficiente e/o una situazione
economica che possa consentirgli di lasciare il Paese con il rischio che, in
compagnia dei “favoriti”, inizi a diffondersi l’idea che la conoscenza è
necessaria – più dell’istruzione – entrando così nei meandri della cultura: “la
corruzione è un problema culturale”, così scrive Raffaele Cantone, magistrato
di alto livello e presidente dell’ANAC fino al 2018. Nel libro viene sottolineata la scarsa considerazione del
bene della comunità attraverso un esempio: le strade italiane sono più sporche
delle case, a differenza degli USA.
Da ciò possiamo capire come l’egocentrismo culturale
italiano si curi più di ciò che ha vicino a sé, a discapito dei beni comuni –
come la strada, effettivamente non appartenenti a nessuno se non alla comunità.
Questa mentalità permea ogni ambito, favorendo chi conosce – e chi ha – a
discapito delle fasce più “deboli” – nonostante possano essere più meritevoli, allargando
in questo modo la forbice sociale cancellando così la classe media. Si sente
spesso dire che i giovani d’oggi non hanno voglia di fare nulla – espressione
ricorrente di generazione in generazione, e sicuramente chiunque appartiene a
questa categoria non è giustificato, ma in un sistema del genere dove la
meritocrazia può essere scavalcata, dove gli sforzi possono non essere
sufficienti, dove una cultura si è arresa alla “conoscenza”, quanto incide sui
giovani? E quali possono essere le soluzioni?
Sicuramente è necessario far leva
sull’istruzione quale mezzo più efficace per poter sradicare questa credenza, affinché
le nuove generazioni siano quella linea che separa l’attuale realtà con la
realtà ideale che forse non sarà mai raggiunta, ma che può essere avvicinata il
più possibile, presente ad esempio nei Paesi scandinavi, che nel CPI (Corruption Perceptions Index) sono tra i Paesi più trasparenti del globo.
A.P.
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